Da quasi un anno ormai, come promotori di un comitato di cittadini, stiamo mettendo assieme, provando a ragionarci sopra - interessati e allo stesso tempo preoccupati - le poche informazioni concrete che si possono avere circa i diversi progetti sull'uso dell'acqua del Curone.
Ci siamo incontrati per discutere, abbiamo predisposto una lettera aperta sottoscritta da 150 persone che lo scorso marzo abbiamo presentato alla Comunita' Montana, abbiamo partecipato a dibattiti pubblici ed elaborato e diffuso alla stampa diversi testi.
In ogni occasione la principale richiesta era che ci fosse chiarezza, condivisione e partecipazione. Siamo convinti che - circa l' uso di una risorsa pubblica primaria come l' acqua - la cittadinanza deve essere messa in grado di discutere in modo aperto e informato, prima e non dopo che siano compiute delle scelte rilevanti a livello ambientale ed economico come quelle di cui si ha vaga notizia.
Abbiamo invece l' impressione che si succedano e si sovrappongano senza un disegno comune diverse iniziative promosse da piu' soggetti, in un clima di scarsa trasparenza e senza alcun coinvolgimento dei cittadini nella loro elaborazione.
Progetti
Esiste una notevole confusione. Cosi' il Consorzio irriguo di secondo grado ha lavorato al Piano comprensoriale, che rientra nei suoi compiti in materia di irrigazione, e ha incaricato la societa' Hydrodata per la stesura. Quando, il 17 dicembre 2005, il piano e' stato presentato al pubblico e' emerso che lo si era predisposto senza tener conto che, nello stesso periodo di tempo, la Amias, una Spa a capitale pubblico, a sua volta aveva compiuto e portato a termine uno studio preliminare per realizzare nelle valli Curone, Grue e Borbera 18/20 bacini o invasi, a piu' usi (irriguo, idropotabile, idroelettrico e di contenimento delle piene). A quanto e' stato riferito, il Piano Comprensoriale - tenuto conto che la Comunita' Montana ha aggiudicato l'appalto per il campo da golf, con 8 mini invasi per circa 180.000 metri cubi totali, e messo a gara la realizzazione di un sistema di laminazione delle piene in localita' Sighera - non propone altri interventi nel bacino del Curone, salvo l' adeguamento della presa della roggia Ligozzo, situata proprio in localita' Sighera, per sfruttare il manufatto della Comunita' Montana, e la creazione di alcuni piccoli (quanto ? e dove situati ?) bacini di accumulo lungo il corso della roggia stessa. L'Amias, in un suo comunicato dell' 11 novembre 2005, parla di "soluzione definitiva" ai problemi idrici. Senza divulgare al pubblico troppi dettagli, conferma l' ipotesi di creare diversi invasi nelle valli, di capacita' variabile fra i 300.000 e i 500.000 metri cubi d'acqua ciascuno. Abbiamo scritto alla societa' per avere dati piu' precisi, ma non abbiamo avuto risposta. Un consigliere di Casei Gerola ha pero' appreso alcuni dati in un incontro tra la sua amministrazione e l' Amias, e ci ha riferito che sul Curone si sono individuati diversi siti: in particolare si considerano fattibili 3 sbarramenti in alveo in comune di Fabbrica Curone, con altezza massima di 15 metri, e 6 casse d'espansione fuori alveo nei comuni di Brignano, Momperone, Volpedo, Viguzzolo (2) e Casei Gerola. La nostra impressione e' che l'Amias abbia discusso singolarmente con tutti gli enti locali della zona, e che questi non ne abbiano fatto divulgazione, eccettuata Casei ( e forse Viguzzolo, che ha recentemente posto all' ordine del giorno del proprio consiglio la questione, ma ignoriamo se sia poi stata discussa).
Partecipazione
Lo ripetiamo ancora una volta: il dibattito sull'utilizzo del territorio non deve piu' restare confinato nel chiuso delle istituzioni, condotto soltanto di volta in volta, se va bene, con i portatori di interessi economici maggiormente rilevanti.
Deve essere garantito a tutti i cittadini l'elementare diritto a poter discutere di questi temi pubblicamente ed in modo informato, prima che sia assunta qualunque decisione, mentre c' e' ormai l' abitudine di considerarli utili solo per conferire con il voto ogni quattro anni una delega in bianco agli addetti ai lavori, senza poter partecipare alle decisioni che vengono prese sulle loro teste. A meno che si organizzino per far valere questo diritto.
Nel nostro caso, chiediamo percio' che la Comunita' Montana e almeno i principali comuni della zona diffondano in modo chiaro i dati in loro possesso e convochino dei consigli comunali aperti su questo tema.
Sulla vicenda Tav in Val di Susa l'ex presidente del Piemonte, Enzo Ghigo, ha dichiarato all'Ansa: «La democrazia rappresentativa e' in crisi», sostenendo che a decidere dovrebbero essere «gli eletti», non «assemblee popolari di dubbia rappresentativita'». E invece la Val di Susa, un luogo dove la parola piu' pronunciata e' «dignita'», dimostra che un genere di democrazia migliore non e' solo auspicabile, ma che la si puo' anche sperimentare. E' stata l'intera comunita' a partecipare, e i sindaci e gli amministratori dimostrano di vivere con le comunita' , di esserne parte e portavoce, anche quando, come e' naturale che capiti, ci sono differenze d'opinione.
Per noi appenninici c'e' da molto imparare dai montanari delle alpi valsusine.
Problemi da tener presenti
Gli invasi sono stati presentati dall’ Amias come l’uovo di Colombo: l' acqua scende «inutilizzata» nei periodi di piena e corre nei fiumi verso il mare, quindi per affrontare la carenza la soluzione e’ semplice: basta costruire degli invasi lungo il corso dei torrenti per trattenere l' acqua e poterla cosi’ utilizzare quando serve.
Questo ragionamento presenta pero’ diverse lacune e deve essere approfondito.
Non si puo’ escludere a priori che qualche intervento sia necessario e possibile, ma si deve compiere una valutazione costi-benefici approfondita e chiara, tenendo conto di tanti fattori.
Proviamo ad elencare qualche problema su cui occorrera' discutere in modo approfondito prima di decidere.
L’Amias sostiene che gli invasi potrebbero garantire la valorizzazione degli ecosistemi tramite l’aumento del deflusso minimo vitale (DMV). Ma non si capisce perché il fabbisogno irriguo sia considerato una quantita' « fissa » e invece il deflusso vitale sia gia' previsto al « minimo ». Il DMV e’ stato introdotto dagli esperti di ambiente in progetti gia' esistenti per imporre un rilascio minimo agli impianti di derivazione o sbarramento che avevano asciugato per intero i torrenti: quindi come salvaguardia minima in casi in cui non si era fatto nessun piano.
Quando, come nel caso dell’Amias, si studia un nuovo intervento, occorre invece ricordarsi che l'acqua che scorre non e’ acqua « sprecata », ma la vera vita del torrente.
D’altra parte, i mesi di completa siccita' dell’alveo dei torrenti sono quelli estivi, e coincidono con la maggiore necessita' di acqua ad uso irriguo e potabile: non si capisce percio’ come si possa scrivere che « la cresciuta quantita' d’acqua disponibile … consentirebbe di garantire ai corsi d’acqua sempre una portata minima ».
Gli invasi in progetto nelle intenzioni avrebbero funzioni molteplici: quelli a monte dovrebbero fornire assieme energia e acqua potabile, e quelli a valle dovrebbero trattenere l’acqua durante le piene e nel contempo garantire l’approvvigionamento irriguo.
Ma questi usi sono conflittuali fra loro.
Per la produzione di energia elettrica, l'acqua va accumulata nel bacino fino al momento di massima richiesta di elettricita', mentre i fabbisogni idropotabili hanno tempi e punte del tutto diversi.
Inoltre, se si vuole migliorare la qualita' delle acque destinate al consumo umano, si deve ricordare che l’acqua degli invasi richiede trattamenti di potabilizzazione gia' di una certa importanza, mentre le risorse ideali per l’idropotabile sono le acque di sorgente.
Per l’idroelettrico sono sostenibili piccole centraline lungo i canali irrigui, turbine che non richiedono cioe’ interventi di modificazione dei corsi d'acqua. La costruzione a questo solo scopo di sbarramenti fluviali, tubazioni di trasporto dell'acqua, centrali di trasformazione, comporterebbe costi sproporzionati rispetto alla produzione, oltre al depauperamento delle portate idriche.
Le « casse di laminazione » , per servire al loro dichiarato scopo di trattenere l'acqua delle piene improvvise dovrebbero essere mantenute vuote in lunghi periodi dell’anno.
Durante i periodi di piena la torbidita' delle acque porterebbe pero’ all'interramento precoce dell'invaso. Nell’ipotesi migliore, i riempimenti degli invasi sarebbero percio’ effettuati durante regimi di « morbida » del torrente. Questi periodi sono pero’ quelli essenziali per la vita del corso d’acqua (per incrementare la superficie bagnata, per favorire la riossigenazione/autodepurazione delle acque e la riproduzione degli organismi acquatici).
Sottrarre troppa acqua durante il regime di « morbida » puo’ favorire inoltre l'invasione dell'alveo (e la sua conseguente riduzione) da parte della vegetazione spontanea, la stessa vegetazione « accusata » di ostruire la sezione idraulica, con conseguente rischio di esondazioni durante i periodi di piena.
Nell’alveo del Curone e’ stato a suo tempo posato un collettore fognario. Ogni intervento dovrebbe tenere conto della presenza di questo manufatto e di tutti i problemi che cio’ comporta
L’Amias parla di « valorizzazione indotta, con ricadute importanti nel settore dell’agricoltura e del turismo » .
Quanto all’agricoltura, esistono diversi punti di vista, a seconda del ruolo e dei legittimi interessi di chi li formula, ma pensiamo si possano trovare alcuni principi condivisibili dai piu'.
Partiamo da un documento di Legambiente Piemonte, che afferma: « la produzione di qualita' e di valore, di cui il Piemonte va fiero, si trova in gran parte nel settore meno idroesigente (viticoltura, frutta). Anzi, a questo punto una disincentivazione della eccedenza d’acqua disponibile agirebbe a favore della qualita'. E’ evidente che per l’agricoltore avere a disposizione quantitativi ingenti di acqua a costo zero in termini di investimenti e’ piu' conveniente che migliorare l’efficienza irrigua sostenendo investimenti aziendali per la sostituzione degli impianti. » .
In generale, come spesso accade, é una questione di bilanciare l’offerta e la domanda. Tradizionalmente si e’ sempre teso ad incrementare l'offerta (con la realizzazione di grandi infrastrutture di accumulo e di trasporto finanziate a fondo perduto sulla fiscalita' generale) ma, in una situazione di quantita' scarse della risorsa-acqua, anche per il caso che ci interessa, al fine di un corretto calcolo dei costi e dei benefici per decidere la realizzazione e le caratteristiche di eventuali opere, diventa molto piu' importante determinare e controllare quale e quanta sia la domanda e considerare come fondamentale il compito di conservare la risorsa.
Ci si dovra' orientare percio’ su scelte e tecniche agronomiche adatte al clima e meno idroesigenti, mirando alla conservazione delle acque sotterranee e studiando politiche tariffarie che spingano ad un corretto uso della risorsa. Nel finanziamento delle opere e nello stabilire eventuali tariffe si dovra' comunque tener conto del ruolo pubblico delle attivita' agricole (drenaggio suolo, protezione dalle catastrofi idrogeologiche, preservazione del paesaggio agrario, mantenimento dei deflussi nella stagione secca). In alternativa a tariffe agevolate, che potrebbero indurre incrementi eccessivi dei consumi, si potrebbe allora pensare a migliori criteri per l’erogazione dei sussidi per siccita'. Un limite del discorso sulle tariffe puo’ essere il fatto che il gestore non avrebbe interesse ad una riduzione dei consumi, nella misura in cui da questi derivasse tutti o gran parte dei suoi proventi.
Le ricadute nel settore del turismo e del tempo libero a seguito della creazioni di un numero elevato di invasi sembrano piu' negative che positive, se si pensa da un lato agli effetti sul panorama, con la creazione di sponde geometriche e devegetate, all’installazione di recinzioni metalliche, all’impermeabilizzazione del fondo con materiali plastici, dall’altro lato agli impatti sull’habitat dovuti al fatto che gia' ora i corsi d'acqua nei periodi estivi non sono in grado di sostenere le popolazioni ittiche, se non in pozze isolate in cui la concentrazione di sostanze inquinanti cresce inevitabilmente, con conseguenti morie di pesci. Tra l’altro, e’ da tener presente che il letto dei fiumi, una volta che viene lasciato all'asciutto tende a fessurarsi cosicché, quando si ricostituiscono le condizioni per lo scorrimento, le acque finiscono per infiltrarsi e fluire nel sub-alveo anziché in superficie, e gli interventi prospettati non sembrano poter incidere su questo fenomeno.
Conclusione
In generale, nel discutere e nel decidere occorrera' ricordarsi che esistono esigenze che non possono comunque essere oggetto di negoziazione tra i vari portatori di interessi: la difesa delle risorse idropotabili, l’equilibrio del corso del torrente, la difesa dall’inaridimento, la difesa dall’inquinamento dell’acqua, la difesa dai dissesti, la sopravvivenza dell’ecosistema fluviale.
Nel nostro caso, se da un lato esistono strumenti di piano (Piano di Tutela delle Acque, Piano Territoriale Provinciale, lo stesso Piano Comprensoriale) che per il Curone non prevedono affatto il ricorso ad interventi del tipo di quelli prospettati da Amias, dall’altro appare evidente la volonta' di non tenerne conto e quindi la necessita' di una iniziativa dal basso perché temi cosi’ importanti siano comunque discussi e trattati su scala di bacino (non discutendo con i singoli enti locali) e coinvolgendo tutti gli attori sociali.