Dalle pagine locali de “Il Secolo XIX” di ieri trascrivo un articolo di Irene Navaro, sui problemi organizzativi dell’assistenza agli anziani nella val Borbera.
Anche nella nostra valle si tratta di un fenomeno estremamente complesso, su cui manca una vera e propria discussione politica (che vada oltre le liti di campanile), affrontato dai cittadini cercando soluzioni individuali, per disabitudine a cogliere la dimensione collettiva dei problemi e a farsene carico come comunita’.
ps - sullo stesso argomento, sabato 5 aprile, il settimanale "Sette Giorni" ha pubblicato un lungo e (come al solito) ben argomentato resoconto dell'assemblea del CISA, il consorzio che si occupa di assistenza nella nostra valle.
Assistenza anziani
«Costi da tagliare»
Irene Navaro
Sono “angeli” senza ali (ma con l’automobile), le assistenti domiciliari che ogni giorno visitano le vallate del Novese. O almeno, cosi’ li vedono gli assistiti: anziani rimasti il piu’ delle volte soli, o con i figli che sono andati lontano per motivi di lavoro. E se l’angelo dovesse essere trasferito? Arrivano i sostituti, ma non e’ una soluzione cosi’ semplice.
Il timore per un avvicendamento di personale si sta diffondendo in val Borbera, dove le assistenti del Consorzio Servizi alla Persona del Novese, ente che gestisce i servizi sociali per trentun Comuni del Basso Alessandrino, dovranno essere sostituite da personale di cooperativa. E non solo nella valle dell’appennino, per la precisione, perche’ il provvedimento riguarda un po’ tutti i Comuni. «Per effetto della legge finanziaria - spiega il presidente del Csp, Giacinto Smacchia - non sara’ piu’ possibile una gestione mista di personale dipendente e personale di cooperativa, che gia’ da tempo affianca le assistenti domiciliari nel prestare il servizio. Abbiamo dovuto dividere il territorio in “zone”, alcune delle quali saranno affidate a nostro personale diretto, altre alle assistenti delle cooperative».
La questione sara’ esaminata nel dettaglio domani sera, quando i sindaci del consorzio saranno chiamati ad approvare il bilancio. Ma qualcuno ha gia’ chiesto spiegazioni sulla qualita’ del servizio. Si teme che il cambio possa lasciare spiazzati soprattutto gli anziani abituati da anni a essere assistiti dalla medesima persona. «Per ora non c’e’ nulla di ufficiale - premette il sindaco di Borghetto Borbera, Renato Balduzzi - E’ pero’ nostra intenzione chiedere che non ci sia una sostituzione con assistenti che non conoscono la nostra realta’ e che non sono mai stati in valle». Piu’ morbida la posizione del Comune di Arquata: «Si’, abbiamo chiesto chiarimenti - dice il vicesindaco Gianni Patri - Al Csp hanno garantito che il servizio non peggiorera’, ma sara’ potenziato». La sostituzione, qualora fosse confermata, avverra’ gradualmente, a partire da luglio. Inoltre Smacchia, riportando l’opinione di specialisti del settore, sostiene come «il rapporto di amicizia tra assistito e assistente non sempre e’ positivo. Va sempre mantenuto un approccio professionale, perche’ i cambiamenti ci possono essere per diversi motivi, (una maternita’, un pensionamento), e non solo per un obbligo di legge, come in questo caso». Oggi sono sei le assistenti domiciliari nel distretto di Arquata (che comprende le valli Borbera, Spinti e Lemme), la zona in cui l’incidenza della popolazione anziana e’ maggiore. Un numero insufficiente per coprire tutto il territorio e pertanto il Csp e’ costretto gia’ da tempo a ricorresse all’ausilio delle cooperative. «Sono almeno cinque anni che per l’effetto del patto di stabilita’ non si puo’ assumere personale - dice Smacchia - E senza le cooperative non potremmo garantire la copertura delle malattie e delle ferie dei dipendenti. Vorrei precisare, inoltre, che il personale di cooperativa e’ comunque specializzato e ha seguito i corsi presso il consorzio».
Il Csp novese e’, peraltro, «l’unico in tutta la provincia che ha anche personale proprio per l’assistenza domiciliare, mentre il ricorso alle societa’ esterne e’ largamente il piu’ diffuso». Potrebbe, allora, aprirsi una questione, piu’ “politica” che pratica, sull’utilizzo di personale di cooperativa, pagato meno di un dipendente pubblico, «nonostante a noi costi anche di piu’». E’ una tematica che Smacchia dice di aver ben presente tanto che «ho provato anche a proporre di creare una societa’ di servizi che gestisse il servizio, ma neppure questa via e’ risultata praticabile».
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