10 maggio 2007

invasi: la posizione della Coldiretti


Sull' inserto mensile “Agricoltura e Territorio” del periodico alessandrino “Il Piccolo” di mercoledi' 9 maggio 2007, a pagina 18 si legge:

Anche a livello provinciale ferve la discussione, con incontri sulle problematiche relative alla costruzione di invasi (soprattutto in Val Curone) per l'uso plurimo delle acque. Il direttore [ della Coldiretti provinciale - ndr ] Torchio pone l'accento sulla portata del Curone:

«Per prima cosa, ritengo che occorra effettuare analisi sulla disponibilita' d'acqua, basate sui dati degli ultimi cinque anni.

La costruzione indiscriminata di invasi, sparsi su tutto il territorio della valle, potrebbe anche non essere supportata dalle acque di un torrente spesso in crisi idrica».

Condivido, ovviamente. Fin dal gennaio 2004 ho sostenuto in uno scritto inviato agli enti pubblici e diffuso sulla rete che occorresse studiare i dati relativi agli ultimi anni, li ho in parte reperiti ed ho segnalato dove fosse possibile trovarli.

Prosegue l'articolo:

La direttiva quadro sulle acque offre al bacino idrografico del Curone la possibilita' di divenire un modello di gestione condivisa tra tutti gli utenti:
“ I consorzi irrigui di secondo grado - dice Torchio - potranno assumersi responsabilita' per raggiungere obiettivi importanti per il settore irriguo del comparto agrìcolo ed e' a loro che dovrebbero far capo i contratti di fiume per le concessioni di derivazione e approvvigionamento dell'acqua ”.

L'accenno e' alla Direttiva 2000/60/CE che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque.
Tra i principi fondamentali fissati dalla direttiva ci sono la partecipazione democratica e la trasparenza, che si potrebbero definire le "precondizioni", in mancanza delle quali l'azione pubblica manca delle fondamenta.
Nella vicenda del Curone, sia l'uno che l'altro principio sino ad oggi sono stati praticati in misura clamorosamente insufficiente.

Le informazioni che un cittadino qualunque puo' reperire, documentandosi con tutto il possibile scrupolo, sono poche e scarse di contenuti, e restituiscono comunque un quadro in cui nessuno dei soggetti protagonisti parla di acqua come bene comune, ma ciascuno guarda al proprio interesse. Tutti sollecitano stanziamenti di risorse da destinare ad aumentare la disponibilita' d’acqua, tutti spingono per far passare i propri progetti, preoccupandosi poco o punto del quadro complessivo in cui si collocano.

Nonostante la direttiva quadro preveda la partecipazione dei cittadini alle decisioni in materia di acque, in questi processi gli unici a rimanere esclusi sono proprio loro, i cittadini. Certo, e' difficile inquadrarli tra gli "utenti", secondo l'espressione usata dalla Coldiretti (al piu' sono "clienti" delle societa' commerciali che con la legge attuale gestiscono il Sistema Idrico Intregrato) ma sono sicuramente almeno degli "stakeholders", dei "portatori di interessi", secondo la definizione dei sociologi.

Dal dibattito sulla siccità a livello nazionale, sviluppato, alla moda del giornalismo italiano, a colpi di "emergenza" su "emergenza", si intuisce poi che lo sbocco di tanti discorsi rischia di essere (come per il caso dei rifiuti) in provvedimenti presi con
  • scarsa competenza
  • nessuna pianificazione
  • sulla spinta delle categorie
  • in modo autoritario.
La sfida da vincere e' nel costruire una gestione che sia invece fondata sui principi esattamente opposti.
Ps - su questi temi il 26 maggio lunga intervista su Sette Giorni a Tortona del vice presidente Amias, che sostanzialmente non aggiunge nulla a quanto gia' noto.

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