05 ottobre 2007

uso irriguo del Curone: dibattito trasparente e consorzio unico


Da Sette Giorni a Tortona di sabato 6 ottobre un intervento a firma di Maurizio Lugano, che trascrivo integralmente.

Emergenza idrica in val Curone: alcune modeste proposte

La siccita' durante l'estate ha evidenziato, una volta di piu', quanto sia scarsa l'acqua del Curone rispetto al fabbisogno crescente della nostra valle, particolarmente, per l'uso irriguo in agricoltura.
Per l'acqua destinata all'uso domestico, grazie all'integrazione con le fonti del Borbera e con pozzi locali, le emergenze sono state tamponate. Certo resta da fare molto per razionalizzare la distribuzione nella rete idrica di valle. Le tubature sono spesso vecchie e le dispersioni d'acqua potabile nel terreno raggiungono percentuali rilevanti. I nostri amministratori comunali non sempre o quasi mai sono attenti a disincentivare gli usi per irrigare giardini o alimentare piscine, magari disattendendo la legge che prevede tariffe differenziate per tali usi; sarebbe infatti obbligatorio installare contatori a parte per le piscine. Speriamo che l'attenzione di sindaci ed assessori in proposito cresca nel futuro.
Come agricoltore mi preme pero' tentare un'analisi dei problemi relativi all'utilizzo per uso irriguo di quel che resta dell'acqua del Curone. Da qualche anno per gestire al meglio la fase irrigua in agricoltura si e' costituito un consorzio tra imprenditori agricoli con la partecipazione degli amministratori comunali di Viguzzolo, Castellar Guidobono, Casalnoceto, Volpedo, Berzano, Volpeglino e Monleale. Il consorzio ha avuto una lenta fase di attivazione anche a causa delle solite lungaggini burocratiche e per l'inesperienza degli agricoltori responsabili dell'iniziativa. Forse come inevitabile provocazione rispetto a questa situazione di stallo, alla fine del 2006 gli agricoltori di Volpedo sono usciti dal consorzio Bassa Val Curone e hanno fondato un distretto irriguo locale, per altro al momento esistente solo sulla carta. Conseguenza di questo evento, ma anche perche' il lento iter burocratico andava evolvendosi positivamente, il consorzio con sede a Castellar Guidobono, ha cominciato nel 2007 ad operare in modo evidente ed incisivo anche in territorio di Volpedo. Divisioni e contrasti sono stati superati nei fatti e a questo punto e' auspicabile che i responsabili delle due realta' associative si mettano subito attorno ad un tavolo e sanciscano, anche a livello giuridico, la ritrovata unita' d'intenti.
Ma si deve andare oltre. A tutt'oggi gli agricoltori della media e bassa valle hanno seguito, pur tra contraddizioni, regole e turnazioni comuni e condivise nell'uso dell'acqua del Curone. In territorio della Comunita' Montana gli utenti hanno seguito altre strade e altre abitudini.
Occorre superare questo stato di cose, se e' vero, come e' vero, che coloro che vivono ed operano nei paesi lungo il corso del torrente hanno gli stessi diritti come potenziali utenti dell'acqua per uso irriguo. Questi potenziali utenti si devono riunire in un consorzio di gestione delle acque per uso irriguo che vada da Pontecurone a San Sebastiano. Gli enti responsabili, a cominciare dalla Provincia, devono sostenere il raggiungimento di questo obiettivo.
Come atto iniziale e' fondamentale la sospensione di tutti i permessi di derivazione e di prelievo attualmente in essere.
Mi pare che sia la linea seguita dalla Provincia nella bozza di convenzione proposta al comune di Volpedo che chiede il rinnovo della concessione di derivazione delle acque del Curone in regione Pietranera. Per quanto le informazioni a Volpedo e dintorni siano scarse, la proposta di Alessandria e', in sintesi, il riconoscimento dei diritti storici di Volpedo sulla concessione, anche con l'assegnazione della stessa al consorzio Bassa Val Curone per l'intera durata temporale del consorzio.
Questa linea condivisibile va applicata a tutte le concessioni in essere pubbliche e private con il conseguente passaggio dei compiti di regolamentazione dell'uso delle acque lungo tutto il corso del torrente al consorzio che dovra' avere i mezzi e gli uomini per controllare l'applicazione dei regolamenti e comminare le eventuali sanzioni ai trasgressori. E' questa l'unica strada per arrivare ad un'utilizzazione equa e condivisa delle acque del Curone.
Resta la questione degli invasi per immagazzinare acqua quando ce n'e' in abbondanza. Negli ultimi due anni abbiamo assistito a un balletto di dichiarazioni e tentativi di progetti: prima si e' parlato di tre nuovi invasi, di cui uno a monte di Volpedo e due a valle; poi qualche personaggio con responabilita' a livello provinciale ha lanciato l'idea di nove invasi piu' piccoli (ma quanto piccoli?); qualche mese dopo gli invasi erano diventati due, da iniziare subito, pero'. Il tutto senza coinvolgere in nessun modo i cittadini interessati. Un anno fa si parlo' di un consiglio comunale aperto a Volpedo con la presenza del vicepresidente dell'Amias Elleboro. Il consiglio comunale aperto non c'e' mai stato ne a Volpedo ne altrove.
Interventi di cosi' importante impatto ambientale non possono essere decisi sulla pelle dei cittadini, riducendo tutto a decisioni prese da pochi addetti ai lavori in nome del "necessario decisionismo". La bandiera del decisionismo e' spesso innalzata da quelli che non amano la trasparenza nelle cose pubbliche e a volte porta a scelte poco rispettose degli interessi e dei diritti dei cittadini. Anche dalle nostre parti si deve tornare alla pratica dei dibattiti e confronti su temi cosi' impegnativi per il futuro del nostro territorio.
Partiamo magari da una conferenza di bacino del Curone, con tutte le questioni al centro della discussione, compresa quella dell'esistenza, nel letto del torrente, di un collettore fognario quasi sempre rotto e non funzionante. Una vera e propria bomba tossica a scoppio periodico predeterminato. Ogni volta che piove un po', questo si rompe in piu' punti. Poi si stanziano centinaia di migliaia di euro per rattopparlo. Alla collettivita' quest'opera, la cui costruzione era costata, nei primi anni novanta, 4 miliardi e mezzo di lire, non conviene affatto.
So che molte persone in valle condividono queste proposte e queste valutazioni. Se siamo convinti che questa sia la strada giusta, dobbiamo muoverci. Non perdiamo altro tempo.
Maurizio Lugano

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