20 gennaio 2008

ancora sulla variante al Prgi

Trascrivo una mia lettera al settimanale Sette Giorni pubblicata nel numero uscito il 12 gennaio e un articolo uscito oggi su La Provincia Pavese, che riporta dichiarazioni del presidente Caprile sullo stesso tema, la variante al Prgi.

Non entro nel merito, ma noto che, secondo uno schema consueto e collaudato, se c'e' una richiesta di discussione, la priorita' e' quella di non legittimare mai come interlocutore il semplice cittadino. Percio' escono si' dichiarazioni o documenti, ma non si replica mai direttamente alle osservazioni (piuttosto puntuali, in questo caso).


Qualche riflessione sulla notizia, riferita da Sette Giorni, della revisione (la quarta) del piano regolatore intercomunale delle nostre valli.
I piani urbanistici sono regolati da una legge regionale emanata nel 1977, in un clima politico che aveva assunto la partecipazione come metodo di formazione delle decisioni.
Il consiglio di comunita', a dicembre, ha esaminato la “delibera programmatica”, il documento con cui si determinano gli indirizzi generali del piano. Nell'impianto originario della legge, la procedura che portava all'adozione di questa delibera aveva lo scopo di suscitare nella realta' locale una discussione ampia ed approfondita, dalla quale, attraverso il metodo democratico, far emergere le scelte piu' importanti da mettere alla base della formazione del piano.
La legge e’ cambiata e, in nome dell'efficienza e della rapidita' non e' piu' possibile per i cittadini partecipare direttamente alla formazione della delibera programmatica. Nel nostro caso, il fortuito rinvio del voto consiliare, cui non e’ stata estranea l’assenza dell'assessore competente, consente almeno di esaminare il documento prima della sua adozione.
Due sono i temi cui si ispirera' la variante di piano: l'ambiente inteso come occasione di risorsa economica e la creazione di ragioni di visita e di soggiorno in valle. Si giustifica cosi’ la scelta di puntare molto sui progetti per le energie rinnovabili, da cui si attendono significativi ritorni economici, senza pero’ soffermarsi abbastanza sull’ analisi dei punti critici che rendono il discorso ben piu’ complesso di quanto appaia. Quanto all'edilizia residenziale, la bassa valle e' individuata come area di diffusione urbana delle citta' vicine, mentre la media valle, in cui le iniziative edilizie accompagneranno le “occasioni" di sviluppo locale (e' menzionato il golf), viene pensata come zona vocata ad attrarre i nuovi pendolari di lusso, che userebbero la valle come prima casa di scorta, piu' che come casa vacanze.
Dopo aver anche ascoltato la discussione in Consiglio, penso che troppi sindaci, incoraggiati dal contesto nazionale (e' stata da tempo cancellata la norma che vietava di finanziare le spese correnti dei comuni con gli oneri urbanizzativi), considerino inevitabile la scelta di sfruttare il territorio come unica risorsa a disposizione, e di sfruttarlo se possibile nel modo piu' immediatamente traducibile in moneta, ovvero con la trasformazione edilizia. Questa impostazione rischia pero’ di svuotare il territorio dei suoi caratteri e di appiattirne le qualita', livellandole (altitudine e pendenze escluse) a quelle di un qualunque borgo della prima cintura suburbana. Per l' alta valle, si scrive che "pare non possa essere realmente perseguibile una politica di mantenimento di residenzialita', se non dipendente dalle occasioni di sviluppo locale", e si definisce "sempre meno importante" quella legata alle "radici". Sembra di capire che il destino programmato sia la trasformazione di queste zone in una specie di parco tematico diffuso, con pochi residenti stabili, considerati residuo del passato. Insomma, ci sono diversi aspetti su cui sollecitare maggior approfondimento e discussione.

Giuseppe Raggi.


La Provincia Pavese domenica 20 gennaio 2007 pagina 24

Volpedo. Non solo l'agroalimentare, ma anche gli impianti per le energie rinnovabili
Val Curone, un piano per lo sviluppo


VOLPEDO. Non solo il turismo. Per lo sviluppo in val Curone non e' solo il settore terziario a essere considerato. L'agricoltura costituisce da sempre l'attivita' principale sul territorio e attraverso lo sviluppo dell'esistente e la creazione di nuove opportunita' si intende dare maggiore impulso alle attivita' primarie, il Piano di Sviluppo elaborato dalla Comunita' Montana locale non dimentica queste realta'.

«La strumentale suddivisione tra bassa, media e alta valle trova un'altra ragione anche dall'osservazione del comparto agricolo», riassume il presidente dell'ente montano Vincenzo Caprile: «la bassa valle infatti e' caratterizzata dalle colture tipiche e piu' redditizie della frutta con poli di assoluta eccellenza per la coltivazione delle pesche. La media valle dispone anch'essa di un polo di assoluta eccellenza rappresentato dalla produzione delle ciliegie di Garbagna, che sono un presidio slow-food, mentre per l'alta valle si noti la presenza di qualche significativa attivita' casearia come il presidio slow-food del Montebore».

Il tutto configura un quadro di tentativo di valorizzazione delle Valli nel loro complesso che dovrebbe trovare una qualche rispondenza proprio m vista della variante al Piano Regolatore Generale, almeno su temi di colture ed aree di salvaguardia per il comparto tartufigeno, per quello dell'ortofrutta con l'individuazione dei frutteti di qualita' e della loro salvaguardia.

Il tutto con attenzione alla qualita' edificatoria all'intemo degli ambiti agricoli produttivi, «in ordine al generale obiettivo di salvaguardia del paesaggio come risorsa attrattiva da valorizzare».

In questo senso la Comunita' vuole proporre la realizzazione di un Piano per Insediamenti Produttivi «posto in area idonea in bassa valle dove concentrare le attivita' produttive di interesse, che potrebbe essere alimentato e divenire esso stesso centrale di energia rinnovabile (es fotovoltaico e biomassa). Inoltre, se gestito direttamente dalla Comunita' avrebbe l'ulteriore pregio di poter fornire alla stessa un altro cespite da ridistribuire in alta valle». (s.b.)

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