25 gennaio 2010

una piccola lezione

Dove: una località sull'appennino, ai confini tra quattro regioni
Cosa: il progetto di un parco eolico
Chi: diversi amministratori pubblici che hanno fatto della trasparenza e della partecipazione la loro priorità.
Non parliamo delle nostre valli, quindi.

Siamo ad Urbania, località inclusa nella Comunità Montana dell'Alto e Medio Metauro, nelle Marche, ai confini con la Romagna, l'Umbria e la Toscana.
Dopo un dibattito pubblico, lungo e articolato, riportato ad esempio sul blog urbania news, il 17 gennaio i cittadini hanno partecipato con il voto ad una consultazione popolare, il cui esito è illustrato con chiarezza nell'articolo di Giovanni Valentini pubblicato su l'Unità a questo link, articolo di cui riporto qualche passo.

"A Urbania, l’antica Casteldurante del Ducato di Urbino, si è votato domenica sull’installazione di 24 pale eoliche, alte 120 metri, sui monti soprastanti: clamorosamente l’81 % degli elettori ha votato “no” dopo un dibattito vivo, ricco di informazioni.

Le obiezioni che hanno fatto breccia: si tratta di paesaggi molto belli e integri dove turismo e agriturismo cominciano a rendere, di terreni franosi, di un ecosistema assai delicato, popolato da specie animali e vegetali pregiate e così via.

Un voto contro l’eolico? No, un voto per un eolico pianificato in modo attento, da installare dove vi siano le condizioni ambientali e paesaggistiche, fuori dalle zone tutelate.

Un segnale preciso rivolto ai politici marchigiani, in generale a istituzioni che riluttano ormai a pianificare anche l’uso dei beni irriproducibili dando via libera al business speculativo. L’eolico ha conosciuto una diffusione sregolata. I megawatt di potenza eolica installata sono 4.850 (1.114 soltanto nel 2009). Ottenuti però con un numero assai elevato di pale gigantesche (100-120 metri), soprattutto nel Sud dove cominciano a levarsi proteste, richieste di moratoria. Tale diffusione è avvenuta ovunque i Comuni più indebitati si rendessero disponibili alle proposte, lì per lì allettanti, di procacciatori di affari e di aziende. Salvo pentirsi perché il rumore e il movimento delle pale fa fuggire animali, insetti e... turisti. Spesso residenziali, magari stranieri (anche dai monti di Urbania hanno minacciato di andarsene). Diano le Regioni il buon esempio creando tavoli comuni con le associazioni, a cominciare dagli agricoltori. Fra l’altro, in Italia, i venti non sono forti, né, soprattutto, costanti. La loro intensità – a parte alcune zone di Sicilia e Sardegna – è la metà circa di quella misurabile in Danimarca, in Scozia o in Irlanda. Tante pale e poca energia. Bisogna quindi studiarne, con le Soprintendenze, la compatibilità con paesaggi spesso arricchiti da colture di pregio. ... Bisogna continuare, e però pianificando con rigore. Non dobbiamo giocarci il Belpaese. Valore “in sé” , ma pure economico.

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