09 gennaio 2017

sipario

Su La Stampa, il giorno della Befana, l'articolo trascritto in calce.

La situazione della val Curone e la sua storia, le conosco bene: le scelte che hanno avuto questi esiti disastrosi sono state votate per anni ogni volta da un consiglio di comunità composto da oltre cinquanta persone. Pochissimi e presto isolati quelli, ben noti e che stimo, che si sono dichiarati contrari.

Quanti si sono allineati alla maggioranza quasi unanime sono invece stati rieletti e molti restano anche oggi sulla breccia, perciò dovrei rassegnarmi: il popolo ha ragione e le Cassandre come me che, fuori dal novero degli eletti, si sono opposte come potevano, hanno torto.
 

Spiace solo che nessuno senta il bisogno di fare nemmeno una piccola autocritica. Viene comodo dire che la colpa è degli altri, anche quando carta canta e le scelte sbagliate hanno una precisa paternità.
 

La vita è breve, le cose importanti non sono queste piccolezze, dovrei non perderci tempo, perdonare e capire le debolezze altrui, e pensare alle mie, di colpe, che sono tante e più serie, e di sicuro ci proverò, ma mi viene in mente lo stesso una strofa di Nostra Signora dell'Ipocrisia, di Guccini.

Il mercoledì delle Ceneri ci confessarono bene o male
che la festa era ormai finita e ormai lontano il carnevale
e proclamarono penitenza e in giro andarono col cilicio
ruttando austeri: "Ci vuol pazienza! Siempre adelante ma con juicio!"

E fecero voti con faccia scaltra a Nostra Signora dell' Ipocrisia
perchè una mano lavasse l' altra, tutti colpevoli e così sia!

E minacciosi ed un po' pregando, incenso sparsero al loro Dio,
sempre accusando, sempre cercando il responsabile, non certo io ...


Articolo su La Stampa
Le Comunità montane non esistono più. Stavolta per davvero. Il 31 dicembre i commissari nominati dalla Regione due anni fa sono decaduti dopo varie proroghe e ora arriveranno due funzionari regionali per chiudere definitivamente la partita sulla base dei piani di riparto di crediti, debiti e beni assegnati alle varie Unioni montane sorte in questi anni.
Create negli Anni Settanta per dare servizi e fondi pubblici alle aree montane, all’epoca più di oggi a rischio spopolamento, nel decennio scorso sono diventate uno dei simboli dello spreco di denaro pubblico.
In provincia (come era avvenuto anche altrove), le quattro Comunità montane nel 2010 si erano fuse in due maxi enti da oltre 30 Comuni ciascuno, la Appennino Aleramico Obertengo da Merana a Fraconalto, e la Terre del Giarolo, da Pozzol Groppo a Grondona, di fatto ingovernabili per l’estensione territoriale.  Poi, venne la decisione di cancellarle da parte della Regione: nel 2012 venne varata una legge che lasciava liberi di sindaci di unirsi con chi meglio credevano e fu il caos: i territori videro modificarsi più volte i confini dei nuovi enti, creati in base a criteri tutt’altro che razionali.
Ora, al posto di due Comunità montane, ci sono sette Unioni.
«Abbiamo sbagliato - ha commentato di recente il sindaco di Dernice, Carlo Buscaglia - a non tenere uniti i territori, anche a causa di una legge regionale confusa fatta dal centrodestra e purtroppo non modificata da Chiamparino».
«Le Comunità montane - sostiene Giuseppe Teti, sindaco di Vignole Borbera - sono state trattate come mucche da mungere e fatte fallire. Ora tocca ai Comuni, tramite le Unioni, gestire servizi importanti come le scuole, senza alcuna certezza sui fondi annunciati dalla Regione».
Così, a rimetterci, come sempre, sono i cittadini, che rischiano di trovarsi senza servizi pur continuando a pagare le tasse su territori marginali.
In compenso, avranno rifugi montani inutilizzati, piste da bob estivo da smontare e parchi avventura che non sono più tali, con relativo conto da saldare.

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