12 marzo 2006

acqua bene comune, merce, servizio pubblico


De te in fabula narratur (la storia parla anche di te) e’ la formula con cui si chiudono le favole di Fedro.
E anche i ragionamenti che seguono ci riguardano molto piu’ di quanto sembri.

Un bicchiere per tutti (di Mario Pianta)

Vi e’ capitato di guardar dentro al bicchier d'acqua che avete bevuto poco fa a colazione? Al bar, l'acqua veniva da una bottiglia con l'etichetta di una multinazionale e, riflessa sulla superficie, avrete senz'altro riconosciuto il volto di un consumatore che compra sul mercato una merce a prezzo stratosferico. A casa, dal rubinetto una volta usciva un servizio pubblico, un liquido prezioso portato a casa di tutti dalla spesa pubblica per costruire l'acquedotto, pagato da tutti con poche lire di tasse e tariffe. Ora invece molti rubinetti sgocciolano la stessa merce delle bottiglie private, e non basta chiamare l'idraulico per fermare la perdita di soldi che gli assetati subiscono da quando devono pagare prezzi di mercato. Se qualche fortunato ha ancora vicino a casa una sorgente a cui bere, assaporera’ un bene naturale, disponibile per tutta la comunita’, da non sprecare e da non inquinare.

Merci, servizi pubblici e beni comuni sono tre cose diverse, anche se l'acqua e’ la stessa. Le prime producono profitti privati, di cui le imprese sono assetate ben piu’ che dell'acqua. I secondi rispecchiano diritti sociali, specie a rischio di estinzione.

I beni comuni, animali selvaggi, vivono nella natura e nelle comunita’ che li producono e consumano, che li sostengono e li controllano.

Ma non sempre le cose funzionano, i beni comuni sono realizzati, l'accesso e’ assicurato.

Dopo vent'anni di giochi di prestigio che hanno trasformato in merci beni comuni e servizi pubblici, ci siamo accorti che a guadagnarci sono state soprattutto poche grandi imprese; i cittadini, soprattutto i piu’ poveri, hanno avuto piu’ danni che benefici; lo stesso bilancio si puo’ fare per la natura e il pianeta.

Si cercano soluzioni concrete che sappiano offrire a tutti un bicchier d'acqua, tenendo lontano le insidie delle merci, ma anche quelle di una politica che [anche nella realta' nostrana - ndr, vedi il link] usa le aziende di servizi pubblici per distribuire privilegi ai notabili di partito.
Alla fine, da questo cambiamento della marea emergeranno nuovi confini tra merci, servizi pubblici e beni comuni, un tema che sembra fatto apposta per discutere del futuro di un paese in tempo di elezioni.Se solo la politica si ricordasse che si deve occupare del bene comune.

Su questi temi, consiglio caldamente, in quanto sono estremamente interessanti, due letture, di cui includo i links: un articolo sui bacini idrografici, di Giorgio Nebbia, uno dei padri dell'ambientalismo italiano, e il resoconto di un seminario sui beni comuni tenutosi a Roma nel 2005.

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