15 settembre 2014

aggiornamento

Ritorno a scrivere sul blog dopo molti mesi, ma intendo essere più sollecito di qui in avanti.
Ho continuato ad interessarmi a modo mio ai temi che sento piu' vicini, scrivendone sul periodico del Circolo Lunassese. In calce trascrivo l'ultimo dei miei interventi, la recensione di un libro.
La politica locale ha proceduto per inerzia secondo le solite logiche, ben riassunte in un articolo dello scorso luglio sul magazine on line CorriereAl, che ho commentato inserendo a mia volta un link ad un dossier che ho contribuito a redigere
Sugli ultimi sviluppi, una buona sintesi l'ha fornita Sette Giorni a Tortona del 30 agosto nell'articolo che trascrivo di seguito.

Nulla di fatto per l’Unione di comuni - Lo avevamo scritto il 26 luglio e siamo stati facili profeti: l’accordo sul futuro dei comuni facenti parte dell’ex comunità montana Terre del Giarolo si sarebbe trovato solamente verso il 30 settembre, data ultima voluta dalla Regione, ed il balletto di notizie, accordi, rotture ormai interessa solamente i sindaci coinvolti, forse in alcuni casi più a conquistarsi un posto di potere nella prossima unione, che ad altro. Comunque qualcosa in questo mese è accaduto, ed occorre riportarlo. Intanto Piero Bonadeo, sindaco di Cerreto Grue, ha ufficializzato la sua volontà di non aderire alla prossima unione, ma di mirare ad entrare a far parte dell’Unione Basso Grue
e Curone (Castellar Ponzano, Sarezzano, Viguzzolo, Villaromagnano, Volpedo) che proprio a fine luglio ha indicato nel neo sindaco viguzzolese Giuseppe Chiesa il nuovo presidente.
Poi sabato 2 agosto a Garbagna quasi tutti i sindaci dell’ex comunità montana valli Curone,
Grue ed Ossona hanno sottoscritto un accordo per un’unione montana “piena” cioè completa di servizi, con un occhio di riguardo soprattutto ai dipendenti ancora in organico all’ex comunità, sfruttando così tutti i “benefici” che la legge accorda a questo tipo di unioni.
Intanto la commissione di sindaci (Umberto Dallocchio, Paola Massa, Fabio Semino e Roberto Mandirola) doveva proseguire la predisposizione del nuovo statuto. Ma, appunto, non tutti i sindaci erano presenti e così pochi giorni dopo Brignano Frascata, Montacuto e Fabbrica Curone hanno fatto sapere di non essere affatto d’accordo sul documento sottoscritto a Garbagna e di mirare ad un’unione con i paesi montani della val Borbera. In più Mandirola, che a suo dire è stato tardivamente convocato per una riunione della commissione cui non ha
partecipato per “motivi di lavoro” (in agosto?) ha preso cappello perché la sua assenza è stata stigmatizzata dagli altri primi cittadini che hanno suggerito pure la sua  sostituzione con un’assessora di Montemarzino (Maura Lugano). Insomma ancora tutto relativamente in alto mare, intanto c’è ancora un mese di tempo per decidere, ed i giochi possono ancora essere ribaltati.





La terra dei piani B

Un pomeriggio di fine settembre, lo scorso anno, ero in giro in macchina, in val Gordenella. Al bivio della chiesa di Dova Superiore vidi un motociclista, su uno scooter, che consultava una cartina. Sembrava in difficolta', mi fermai e chiesi se gli servisse aiuto. Ci presentammo: era Riccardo Finelli, modenese, impiegato, arrivava da Vobbia e Vallenzona, e stava cercando di capire quale fosse la strada migliore per salire a Carrega Ligure.
Mi spiego' che proprio quel giorno, prese le ferie, aveva iniziato un viaggio in moto, "lento e a cielo aperto", lungo tutto lo spartiacque appenninico. Partito dal Passo dei Giovi, dove l’appennino inizia, intendeva arrivare a Melito di Porto Salvo, in Calabria, dove finisce. Lo accompagnai per un tratto, fino a Rosano, al ponte sul Borbera, dove sostammo per qualche foto e per parlare del passato e del presente dei nostri luoghi, infine lo salutai. Tramite facebook ho seguito l'evolversi della sua impresa, il cui resoconto e' ora in un libro, "Appenninia: viaggio nella terra di domani, 2300 km su due ruote" edito da Neo Edizioni.

Ho iniziato a leggerlo (constatato che l'autore descrive anche l'incontro con il sottoscritto, ho subito appagato il mio ego). Mi sento di consigliarlo ai lettori de la Tnabra, per motivi piu' seri: e' ben scritto, con una prosa semplice e vivace, e descrive la realta' senza stereotipi. Unisce al racconto di viaggio anche molti spunti di analisi, di denuncia e di proposta. Finelli, che "si e' imbattuto in paesi svuotati e divorati dal bosco, vallate che galleggiano su frane inarrestabili, campi incolti, orizzonti annichiliti da pale eoliche e viadotti" narra "storie autentiche, che sanno di rassegnazione e di sfida". Nel risvolto di copertina si legge: "Pian piano mi nasce un dubbio. Un dubbio che si fa ipotesi. L'ipotesi che senza volerlo sta guidando il viaggio. Cioe' che l’Appennino, la Montagna Madre, non sia piu' la culla delle nostre tradizioni. Non sia piu' la casa in sasso, segnata dal tempo, a cui e' bello tornare di tanto in tanto per riscoprire chi siamo, non e' il sapore di abbacchio, non e' la carezza a una vecchia zia. Troppo tempo e' passato. Troppe cose sono successe. In troppi se ne sono andati. Quell’appennino e' ormai una rappresentazione domenicale, una cartolina. Il vero appennino - quello possibile e futuribile - e' l’appennino del lunedì mattina. Il luogo della sperimentazione e del rìschio. La terra dei piani B".
Lungo l’appennino Finelli incontra tante persone che provano ad inventare nuovi forme di convivenza, nuovi stili di vita, a cambiare registro: non e' facile, ma e' necessario, e anche noi ci siamo dentro, ci piaccia o no.

Giuseppe Raggi

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