Guccini ha intitolato un suo album "Vent'anni dopo - alla maniera di Dumas". Scelta che si adatterebbe anche alla
storia del campo di golf di Momperone: una vicenda che nel 2003 mi ha portato,
anche contro le mie intenzioni iniziali, ad impegnarmi e ad espormi
direttamente, in prima persona, per la prima volta, su questioni di
politica locale. La notizia è di questi giorni. Da tempo il patrimonio della disciolta Comunità montana Terre del Giarolo è stato posto in liquidazione ed è toccato all'Unione montana Terre Alte farsi carico dei debiti e dei crediti cumulatisi dal momento in cui si scelse di realizzare l'impianto golfistico di Momperone con il metodo del "project financing" (affidamanto di costruzione e gestione).
In una determina dello scorso 6 dicembre 2023, affissa da qualche giorno all'albo pretorio dell'ente, si legge che, in base ad uno studio commissoniato per ottenere il miglior prezzo dalla cessione di questo cespite, "un consistente aumento del valore da porre a base d'asta" è legato alla scelta di "inserire parecchia cubatura edificabile all'interno dell'area sportiva". Di conseguenza, un professionista è stato incaricato di "predisporre un piano particolareggiato ex art. 40 della legge regionale 56/77 sull'area del Golf Momperone per valorizzarne l'importo da porre a base d'asta per la successiva vendita".
Da impianto sportivo a operazione immobiliare, sembra di capire. L'avevo scritto venti anni fa. Trascrivo di seguito il testo di una lettera a mia firma pubblicata l'11 maggio 2013 su Sette Giorni a Tortona, in cui riepilogavo dal mio punto di vistoa ciò che era accaduto sino ad allora.
"La notizia circa la richiesta di rescissione contrattuale avanzata dal concessionario del Golf, nei cui confronti la Comunità Montana vanta ingenti crediti per canoni non versati, viene commentata da Sette Giorni ricordando tra l'altro l'impegno tenace di alcuni amministratori verso “i contrari al golf ”. Il sottoscritto fin dal lontano 2003 inviò alla giunta e pubblicò su queste pagine una serie di dati per evidenziare la sovrastima della potenziale utenza del campo, l'aspetto di sostanziale operazione immobiliare del progetto messo a gara, con i rischi conseguenti, i grossi problemi legati all'utilizzo delle risorse idriche, anche la poca convenienza nel procedere ad un acquisto dei terreni rispetto ad altre possibili soluzioni (leasing). All'epoca e negli anni successivi ebbi il torto di insistere a chiedere delle risposte, suscitando tra l'altro gli strali epistolari di un assessore e, in una affollata assemblea, il sarcasmo verbale della San Sebastiano "bene". Una petizione con 150 firme fu ignorata. Nel tempo, su ben 57 componenti del consiglio furono pochissimi a chiedere di capire meglio: restarono isolati e di fatto quasi emarginati. Dieci anni dopo, dispiace constatare che erano giuste molte delle obiezioni ad un progetto al quale sono stati destinati 4.100.000 euro di contributi pubblici e per il quale sono stati accesi mutui, a quel che si può capire, per almeno 1.700.000 euro. Penso stia crescendo il numero di quanti chiedono più trasparenza, maggiore partecipazione, meno spocchia. Non si trova però un solo amministratore tra quanti hanno avuto ruoli di responsabilità che sia disposto a compiere un po' di autocritica".
Da impianto sportivo a operazione immobiliare, sembra di capire. L'avevo scritto venti anni fa. Trascrivo di seguito il testo di una lettera a mia firma pubblicata l'11 maggio 2013 su Sette Giorni a Tortona, in cui riepilogavo dal mio punto di vistoa ciò che era accaduto sino ad allora.
"La notizia circa la richiesta di rescissione contrattuale avanzata dal concessionario del Golf, nei cui confronti la Comunità Montana vanta ingenti crediti per canoni non versati, viene commentata da Sette Giorni ricordando tra l'altro l'impegno tenace di alcuni amministratori verso “i contrari al golf ”. Il sottoscritto fin dal lontano 2003 inviò alla giunta e pubblicò su queste pagine una serie di dati per evidenziare la sovrastima della potenziale utenza del campo, l'aspetto di sostanziale operazione immobiliare del progetto messo a gara, con i rischi conseguenti, i grossi problemi legati all'utilizzo delle risorse idriche, anche la poca convenienza nel procedere ad un acquisto dei terreni rispetto ad altre possibili soluzioni (leasing). All'epoca e negli anni successivi ebbi il torto di insistere a chiedere delle risposte, suscitando tra l'altro gli strali epistolari di un assessore e, in una affollata assemblea, il sarcasmo verbale della San Sebastiano "bene". Una petizione con 150 firme fu ignorata. Nel tempo, su ben 57 componenti del consiglio furono pochissimi a chiedere di capire meglio: restarono isolati e di fatto quasi emarginati. Dieci anni dopo, dispiace constatare che erano giuste molte delle obiezioni ad un progetto al quale sono stati destinati 4.100.000 euro di contributi pubblici e per il quale sono stati accesi mutui, a quel che si può capire, per almeno 1.700.000 euro. Penso stia crescendo il numero di quanti chiedono più trasparenza, maggiore partecipazione, meno spocchia. Non si trova però un solo amministratore tra quanti hanno avuto ruoli di responsabilità che sia disposto a compiere un po' di autocritica".